EVS Stories: Jorge Moreira
Jorge è stato con noi durante l'ultimo EVS. Con il ricordo ancora fresco, ha voluto condividere la sua esperienza con tutti voi.
Le sue parole e le immagini che vi propone valgono assolutamente il tempo della lettura!
"Si dice che tutto nella vita inizi con un'idea, alimentata da una forte volontà. Beh, nel mio caso tutto è iniziato da uno scherzo.
Continuavo a dire ai miei amici che me ne sarei andato via a fare il volontario all'estero. Alcuni mesi dopo stavo facendo le valigie per andare in Italia. Sentivo che dovevo lasciare tutto quello a cui ero abituato e fare qualcosa di completamente nuovo. Qualcosa che mi potesse aiutare accrescere un pò di più. E utile alla mia vita, si, utile.
Mi sembrava perfetto andare all'estero, affrontare dei lavori che mai avrei pensato nella mia vita di fare e vivere semplicemente con lo stretto necessario.
Sono finito in un paesino di 700 anime dove non c'era assolutamente niente, tranne l'asino che ragliava e il gallo che cantava tutta la notte.
E questo piccolo paesino resterà per sempre nel mio cuore come il più bel posto in cui ho abitato fino ad adesso.
Il suo nome è Fontigo, è sulla sponda del fiume Piave, fiume sacro agli italiani, perché li ha aiutati a vincere la prima guerra mondiale.
Cinque minuti in bicicletta ed ero alle Fontane Bianche, la nostra area naturale protetta. Altri 5 e si arriva all'Isola dei Morti, un parco commemorativo in memoria dei caduti della grande guerra.
Fontigo ha solo la pizzeria di Stefano, l'alimentari di Romeo, la pasticceria di Hermes e forse, credo, una parrucchiera. E anche se non c'erano molte cose da fare, avevo così tanti posti meravigliosi da visitare proprio dietro l'angolo, dove poter passare tranquillamente il mio tempo.
Mi ricordo benissimo il giorno in cui sono arrivato in Italia.
Era già buio quando sono atterrato all'aeroporto di Venezia. Ho preso un autobus e un treno per arrivare alla stazione dove c'era il mio tutor ad aspettarmi. Era una serata piovosa, pochi minuti dopo ed ero a “Villa Aida”, la casa che sarebbe stata la "mia" casa per 8 mesi. Mi è sembrata così grande e vecchia; strette e lunghe scale portavano al secondo piano. Non potevo credere che quel posto sarebbe stato la mia casa per i mesi futuri.
Oggi, dopo aver finito il mio EVS, “Villa Aida” è quella grande casa dove tutti noi volontari avevamo la possibilità di avere il proprio spazio e usarlo come desiderava, dove potevamo pranzare al sole nel suo grande giardino e dove siamo addirittura diventati giardinieri e contadini per la prima volta nelle nostra vita.
E’ stata la casa dalle finestre aperte che lasciavano entrare la luce e l'aria fresca delle montagne. E’ stato il posto dove potevo sedermi sul balcone per prendere meglio il wifi e mentre lo facevo, chiaccherare un pochino con i vicini e le persone che passavano per strada.
Per 8 mesi non mi è mancato niente. Avevo una casa con tutto il necessario.
Riguardo al progetto, il titolo era: “Environmentally correct!”, progetto che riguardava ovviamente la tutela ambientale. Abbiamo lavorato tantissimo con i bambini.
Siamo andati per le scuole, abbiamo ospitato i bambini al CEA, sempre educandoli al rispetto per l’ambiente e il territorio attraverso il gioco e la creatività.
Li abbiamo portati a passeggiare nelle aree naturalistiche nei dintorni. Ci siamo anche occupati della manutenzione dell’oasi naturalistica “Fontane Bianche”. Inoltre il progetto prevedeva che ognuno di noi sviluppasse un proprio progetto personale utile all’associazione o alla comunità.
Visto che io sono laureato in Comunicazione, mi sono occupato proprio della parte comunicativa e social di Legambiente Sernaglia. E ad oggi, anche se a distanza, lo sto ancor facendo.
Per quanto riguarda l’adattamento all’Italia, non mi aspettavo un grande shock culturale. Ed effettivamente non l’ho avuto. Ma mi sono sorpreso fortemente di alcune cose.
Per esempio, lo stile di vita e la cultura cambia enormemente da regione a regione. Il nord Italia è la parte del paese responsabile del mantenimento dell’economia. E qui trovi un sacco di persone che pensano e lavorano in un modo che ricorda molto i paesi del nord Europa.
Anche fisicamente, sono rimasto sorpreso dal numero di persone bionde con gli occhi azzurri che ci sono al nord. La differenza più grande tra regione e regione sta però nella lingua.
L’italiano è la seconda lingua per la maggior parte delle persone. Ogni regione, oserei dire quasi ogni città, ha la sua lingua, il suo dialetto, che a volte è davvero molto distante dall’italiano. A proposito di lingua, dopo due mesi ero già capace di capire l’italiano. Dopo tre mesi riuscivo già a fare qualche semplice discorso. Questa è una delle cose più positive del progetto EVS: imparare una lingua vivendo con le persone di quella cultura.
Non posso certo dire che la mia esperienza è andata liscia come l’olio. Ci sono stati alcuni problemi, ma quel tipo di problemi che ti fanno crescere e imparare, altrimenti non riusciresti a carpire nella totalità tutte le cose che un EVS può offrirti.
La gestione dei conflitti tra persone molto diverse da un punto caratteriale e culturale, la nostalgia di casa, gli imprevisti nelle attività e vivere in un piccolo paesino sono stati alcuni dei problemi che abbiamo affrontato in questi mesi. Oltre ai problemi, c’erano le sfide. E grazie a queste, mi stupivo continuamente. Non avrei mai pensato di gioire così tanto lavorando con i bambini ad esempio. Avendo pochi soldi, ho imparato a produrmi il cibo da solo, facendo il mio primo orto. Durante gli ultimi mesi ho addirittura insegnato il portoghese. E mi sono sorpreso ancora… mi piace anche insegnare la mia lingua!
Da tutte queste sfide che ho affrontato, un pensiero è cresciuto nella mia testa: ho volontà, posso imparare, posso fare. Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma le lascerò scoprire pian piano agli altri volontari.
Una delle cose più belle che l’EVS ti regala: viaggiare.
Sono stato in così tanti posti meravigliosi.....le grandi città, i capolavori dell’arte, la natura, le montagne, il mare e i numerosi personaggi che ho incontrato lungo il mio percorso.
Se dovessi scegliere una cosa sola, la cosa che più mi porto nel cuore, è però la gentilezza che ho ricevuto da ogni persona che è stata con noi. Tu sei il volontario, tu dovresti essere il più gentile, ma alla fine sei tra persone così generose e rispettose, che ti senti semplicemente fortunato.
Sono sempre pronti ad aiutarti. Le loro case, sono state le nostre case. Ci hanno dato frutta e verdura, insegnato come cucinare il cibo italiano, non hanno permesso di pagarci le lezioni di yoga, i numerosi caffè o i bicchieri di vino. Ci hanno portato nelle splendide Dolomiti o da qualche altra parte o alla stazione quando ne avevamo bisogno. E come se non bastasse ci dicevano sempre che eravamo “dei bravissimi ragazzi”.
L’EVS non è un avventura che si fa da soli, si fa insieme a chi ti sta attorno. È qualcosa di meraviglioso da vivere.
Riassumerla in poche parole è davvero faticoso, posso solo dire ciò che ho detto a Beppe che è stato per noi uno dei nostri mentori:
“E’ una esperienza meravigliosa. In tutto, sia nelle cose belle, che in quelle meno belle ti fa sentire vivo. Vedi e impari così tante cose in così poco tempo. Sono stato fortunato ad avere questa possibilità. Ne è valsa la pena”
Cosa succederà dopo questa esperienza devo ancora scoprirlo, ma come mi ha detto Stefano della pizzeria:
“Vuoi che io sia triste perché ve ne andate? No, non lo sono. Questo è stato il vostro tempo qui, avete vissuto ciò che dovevate vivere. Adesso affrontate una nuova sfida.”
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